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LUIGI CELESTRE ANGRISANI

L'articolo

Il   
Angrisani: nel periodo delle ferie troppi ricoveri impropri di anziani

L’estate è come il Natale: chi sta bene sta meglio, chi sta male sta peggio. Gli anziani, per esempio, stanno peggio. E chi sta peggio a volte si ritrova in ospedale. Anche se non ne avrebbe bisogno. E che ci va a fare in ospedale, direte voi giustamente, se non ne ha bisogno? Perché non si sa dove mandarlo. Lo so, non sembra molto intelligente, ma è così. Li chiamano "ricoveri impropri". Brutto nome, non c’è che dire. Ma ancora peggio è ciò che significano. Il direttore di un ospedale lo spiega così: "Gli anziani vengono lasciati qui dalle loro famiglie" e aggiunge "non è corretto far rimanere qui le persone anziane se non è necessario, ne va della loro salute psicofisica, l’ospedalizzazione li abbatte. Ma non possiamo mica buttarli in mezzo alla strada, anche se i letti ci servono". Ci sono ospedali dove d’estate gli anziani rappresentano quasi la totalità dei ricoveri. Il che significa almeno tre cose. La prima, già detta, è che gli anziani ricoverati peggiorano, soprattutto per depressione e solitudine. La seconda è che gli ospedali diventano impraticabili, a danno di tutti cittadini. Il terzo è che in questo modo l’assistenza all’anziano ha, per la collettività, il costo spropositato dell’ospedalizzazione. Di chi è la colpa di questo paradosso? Qualcuno dirà "delle famiglie che li abbandonano". Giusto. E sbagliato allo stesso tempo. Perché? Perché questa strana società che si trova a spendere cifre assurde per ospedalizzare chi non ne ha bisogno, non è capace di fornire quell’assistenza; molto meno costosa e molto più efficace, che permetterebbe allo stesso anziano di starsene a casa propria o in una residenza per anziani. Ma facciamo un piccolo salto indietro nel tempo. Andiamo al novembre del 1999. Su questo giornale per ben tre mesi facemmo un "viaggio" per conoscere, e far conoscere, la realtà degli anziani nella nostra provincia. Non fu un viaggio allegro. Scoprimmo , per fare solo un esempio, che nell’Agro nocerino sarnese a fronte di diecimila anziani in stato di bisogno ce ne erano appena 170 che avevano l’assistenza domiciliare. Di assistenza residenziale neanche l’ombra. E altrove le cose stavano, più o meno, nello steso modo. Ma non ci accontentammo di mettere a nudo la realtà, cercammo anche di capire cosa bisognava fare per darle un vestito decente.. E ottenemmo risposte o, se preferite, promesse. Tutti d’accordo sul fatto che il problema fosse importantissimo, che non si potesse restare fermi, che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa. Sono passati, dall’inizio di quell’inchiesta, venti mesi. Cosa è accaduto durante questo tempo? Abbiamo deciso di andarlo a vedere. Sì, abbiamo deciso di ripartire per il viaggio. E abbiamo deciso anche, con l’Associazione San Pantaleone, di mettere a disposizione degli anziani un numero telefonico. Per raccontarci le loro storie, i loro problemi, le loro idee. Siamo pronti ad ascoltare. Sperando che lo sia anche chi ha il potere di decidere.

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